Sting - Umbria Jazz 2012 |
Come lui stesso ha ricordato in un ottimo italiano, l’ultima
volta di Sting a Perugia risale al 1987 quando insieme all’indimenticato Gil Evans e la sua orchestra diedero vita ad uno degli eventi musicali più
celebrati degli ultimi anni.
Lo sa bene Sting che con quel concerto ospitato da
Umbria Jazz allo Stadio Curi diede in pratica il battesimo della sua carriera
solista, appena iniziata.
Non a caso tre brani di quel periodo, presenti nell’album Nothing Like The Sun, hanno contributo alla
magia del concerto che Sting e la sua nuova gigante formazione hanno tenuto per
la chiusura di Umbria Jazz 2012, tappa di un tour che, sempre non a caso, si
intitola Back to Bass.
61 anni, al secolo Gordon Sumner, Sting incanta il pubblico
dell’Arena Santa Giuliana - si parla di 7 - 8 mila persone - con brani come If
I Ever Lose My Faith in You, Englishman in New York, The Hounds of Winter,
classici della sua discografia solista e pezzi intramontabili dell’era Police
come Every Little Thing She Does Is Magic, King of Pain e Every Breathe You
Take.
Fra una canzone e l’altra la band si lancia in sensazionali improvvisazioni
dove primeggiano il chitarrista Dominic Miller, il tastierista David Sancious, uno
scatenato Peter Tickell al violino elettrico la vocalist Jo Lawrie e il
batterista Vinnie Colaiuta, asse portante del gruppo che lo stesso Sting
definisce il migliore al mondo.
Lui - Sting - voce e basso elettrico alimenta la sua personale
leggenda senza una sbavatura.
Il pubblico, armato di smartphone e tablet, contraccambia
con grande calore e forti applausi.
Sul parterre dell’Arena la compostezza si regge a stento e con
i primi accordi di Roxanne si infrange definitivamente. È quasi la fine del
concerto ma sotto al palco il pubblico si scatena.
Si ballano gli ultimi emozionanti
brani. Su tutti Little Wing di Jimi Hendrix - unica cover pubblicata nei suoi
dischi dal musicista inglese.
Per finire Sting imbraccia la chitarra e saluta
il pubblico di Perugia con i delicati arpeggi di Fragile.
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