sabato 5 novembre 2011

Il fratellone ha preso il volo

High Flying Birds (Sour Mash Records, 2011), primo lavoro solista dell'ormai ex-Oasis Noel Gallagher, non sorprende. Ma non lascia nemmeno indifferenti.
Non sorprende perché il sound appare - è il caso di dirlo - familiare. Venti anni di sodalizio musicale non si dimenticano facilmente, soprattutto se sono stati spesi fianco a fianco con il proprio fratello. Sebbene quest'ultimo - il Liam che lo ha battuto (solo) sul tempo assieme ai suoi nuovi Beady Eye - abbia sempre goduto della posizione di frontman, va ricordato che la stragrande maggioranza dei successi degli Oasis è interamente opera di Noel. E come non ricordare la prima volta che si è cimentato con ottimi risultati nella voce solista in un loro disco? Ora, preso definitivamente in mano il microfono, Noel dimostra ancora di avere molto da dire.
Già dal primo ascolto il suo appare come un lavoro godibile, maturo e soprattutto genuino che fissa Gallagher nel firmamento dei migliori cantautori britannici della sua generazione. Il disco parte molto bene con l'epica Everybody's on the Run, un inno orchestrale in cui la voce di Noel taglia una melodia che si fissa nella mente e nel finale lascia spazio agli archi, protagonisti di un brivido. Dream on è una marcia spensierata che ricorda gli episodi folk dei migliori Oasis. Con If I had a Gun scopriamo una bella ballata dalla struttura classica e ben confezionata. The Death of You and Me è il primo singolo del disco, canzone molto ruffiana che ricorda nelle atmosfere e nella melodia la hit Oasis del 2005 The Importance of Being Idle che era sempre opera di Noel. La successiva (I Wanna Live in a Dream in My) Record Machine sta lì come riempitivo, banale ma non troppo. Rappresenta invece una sorpresa AKA... What a Life! dove le chitarre vanno in secondo piano lasciando protagonisti il ritmo quasi-dance e il pedale di pianoforte che ne fanno un brano dinamico e fresco, molto radiofonico: non a caso è il secondo singolo scelto. Soldier Boys and Jesus Freaks ci riporta nel territorio delle marce con echi molto beatlesiani. AKA... Broken Arrow è un'altra bella ballata che non può non ricordarci i primi successi degli Oasis, Wonderwall su tutti. Un gran pezzo è (Stranded On) The Wrong Beach, una sorta di omaggio al rock anni '70 con cui Gallagher è cresciuto. Intorno a Stop the Clocks si è sviluppato un caso fin dai tempi dell'album Don't Believe the Truth degli Oasis, nel 2004. Rimandata la pubblicazione varie volte e poi trapelata dal web in versione demo, eccola finalmente chiudere il primo lavoro di Noel Gallagher. Un compito che forse sarebbe spettato più meritatamente alla bonus track in download digitale A Simple Game of Genius per finire con intensità. Non senza nostalgia.

Voto: 7/10

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